Un po' di storia

 

Il tempio, eretto tra il 1556 ed il 1628, di notevoli proprozioni, fu disegnato originariamente da Galeazzo Alessi, cui successero nella sovrintendenza ai lavori i migliori architetti di quei tempi come Giulio Danti, Bernardino Sermigni, Bino Sozi. La costruzione del maestoso edificio prese l'avvio da un evento miracoloso accaduto nei pressi di una "maestà", sita molto probabimente quasi di rimpetto al portale di sud-ovest della chiesa, in prossimità del torrente Reggia. Una bimbetta della nobile famiglia Vibi, portatrice di molti handicapp fisici, venne repentinamente ed inspiegabilmente guarita; la fanciulla riferiva anche che la "Signora del dipinto" le aveva chiesto in quel luogo la costruzione di un tempio in suo onore. Su un appezzamento di terreno di famiglia Vibi, ceduto alla comunità, prese inizio, dunque, la costruzione per la quale appunto Gaelazzo Alessi inviò i disegni ed il "modello". L'idea originaria dell'Alessi è leggibile soprattutto all'esterno, specie nella parte sottostante il grande tiburio che racchiude la cupola. Questa infatti, concepita a sesto ribassato, ricoperta di piombo come la cupola vaticana e sovrastata da un'altissima cuspide, a poco più di un decennio dalla sua elevazione, diede segni di cedimento, cosicchè venne abbattuta. Al suo posto ne fu eretta un'altra, non più a sesto ribassato ma a tutto sesto, che venne terminata intorno al 1628. Il tempio che si eleva fino a quaranta metri, nel registro inferiore ed esterno è a pianta ottagonale, mentre all'interno, e nel tiburio esterno, è a pianta centrale rotonda. Una magnifica combinazione, tipicamente umbra, di cotto e pietra serena, definisce il disegno e l'ornato architettonico della costruzione, cosiccome i due maestosi portali classicheggianti, anch'essi di Galeazzo Alessi.




All'interno

L'interno a pianta centrale presenta un fastoso pavimento secentesco in cotto policromo, mentre il perimetro è scandito da sedici maestose colonne binate che raggiungono la ragguardevole altezza di 10 metri.
Negli otto arconi posti tra le colonne binate sono collocati gli altari, i portali e la tribuna dell'organo. La costruzione interna, rimaneggiata nei primi anni del 1600 con l'aggiunta appunto dell'imponente colonnato al fine di sostenere in modo più sicuro la nuova cupola, è scandita in tre registri di 10 metri ciascuno più la lanterna, per un totale di 39 metri ed un diametro di 23 metri.
Entrando dal portale nord-ovest, e proseguendo in senso orario, sulla destra si trova l'altare di S. Giuseppe. La statua è pregevolissima opera del '500 di Nero Alberti da S. Sepolcro.  Segue l'altare, dell'Assunta lavoro dell'architetto e stuccatore Giovanni Fontana (sec. XVII), dedicato alla "Vergine Assunta in cielo". La pala di questo altare è una pregiata tela del 1705, opera di Giovanni Barbieri, che rappresenta appunto l'Assunta venerata dai santi Giovanni Battista, Francesco, Orsola, Martino di Tours e Nicola di Bari,mentre gli affreschi della volticina si devono alla mano del pittore e scultore francese Dominiq Noirin. Davanti all'altare: una bellissima acquasantiera marmorea del 500, a coppa, dono dei Granduchi di Toscana al tempio, viene oggi utilizzata come fonte battesimale.
Continuando sempre in senso orario si giunge davanti alla pala principale, un fastigio settecentesco opera dello stuccatore luganese Giovanni Scala, su disegno di Carlo Notari, incornicia l'affresco trecentesco della B. V. della Reggia, opera molto vicina a Jacopo del Casentino.
L'immagine miracolosa venne qui trasferita - con la resezione del muro originario- da una "maestà" posta poco fuori la chiesa dopo l'evento miracoloso che diede origine al santuario e alla costruzione del tempio stesso. L'attuale fastigio in stucco sostituì nei primissimi anni del '700 una precedente cornice cinquecentesca in pietra serena, che venne poi trasferita in sacristia e perduta con gli eventi bellici della 2° guerra mondiale.
Proseguendo a destra si incontra il sontuoso altare di S. Isidoro, opera pregevolissima di intaglio e scultura del maestro alsaziano-tedesco Peter Kraas del 1630, cui si deve anche la realizzazione di tutti i busti-reliquiario presenti nelle nicchie delle pareti. Sulla mensa un pregevolissimo Tabernacolo in pastiglia dorata fiorentina del 1500. Un Crocifisso ligneo del sec. XIX occupa oggi il posto della antica pala, rappresentante s. Isidoro in estasi, opera dello Scaramuccia, trafugata alla fine della seconda guerra mondiale. Nel riquadro dell'alzata del timpano, un Dio Padre benedicente, opera della Bottega di Guido Reni.
Nel tamburo della cupola sono poste quattro grandi tele; le due gemelle, rispettivamente al di sopra dell'altare di S. Giuseppe e della B. V. del Rosario, rappresentano una S Gaetano da Thiene e l'altra la B.V. di Loreto con i Santi Ubaldo e Andrea Avellino. Esse sono opera di Giovanni Alabornà, pittore catalano del XVIII secolo che lavorò anche a Torino al santuario della Madonna del Pilone. Al disopra della tribuna dell'organo (era opera del Morettini sec. XIX, ma resta solo la credenza del precedente settecentesco) la Pala della Trasfigurazione del Pomarancio (Nicolò Circignani) del 1587. Sopra l'ancona dell'altare maggiore è posta invece la grande tela rappresentante La Vergine in gloria con Bambino e i santi Giovanni Battista ed Evangelista; Andrea, Francesco, Maddalena ed Apollonia, opera cinquecentesca attribuibile a Marco Pino da Siena, allievo di Michelangelo.
Di fronte all'ingresso di sud-ovest è la preziosissima statua lignea del Redentore attribuibile all'ambito di Benedetto da Majano.  Da non dimenticare che in questa chiesa erano conservate due importantissime opere cinquecentesche, vale a dire la cornice originale in pietra serena dell'affresco della B. V. e un tabernacolo per gli oli santi, sempre in pietra serena, opere di Battista di Cristoforo Sensi da Cortona, collaboratore del Vasari.
 


Guida QR Code

Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia